DA NAIROBI A COTONOU
Si è tenuto giovedì scorso il V incontro organizzato da Chiama l’Africa a Ferrara. A parlare sono stati Martino Coppola e Valeria Viola, volontari in Servizio Civile Nazionale per l’associazione rispettivamente a Parma e a Roma. Martino ha illustrato soprattutto i retroscena del World Social Forum tenutosi a Nairobi, in Kenya, al quale ha partecipato. Il suo racconto ha evidenziato quanto purtroppo esistano ancora e fin troppe discriminazioni e ingiustizie. L’idea di riunire persone da tutto il mondo in Africa ha portato solo alcuni, i più curiosi, come lui, a conoscere la realtà africana da vicino e non quella raccontata dai mass media. L’evidenza è stata purtroppo agghiacciante. Solo Nairobi conta 202 baraccopoli o slums, grandi agglomerati di baracche fatti di lamiere, in cui vive il 90% della popolazione sul 10% del territorio della città. Gli slums sono ghetti da cui le persone faticano ad uscire a causa del controllo della polizia che ‘difende’ la città. Il gruppo con cui era Martino, ha scelto di vivere Nairobi dormendo in campeggio e in un villaggio. In quest’ultimo hanno potuto constatare quanto le persone conducessero una vita molto più serena di chi viveva rinchiuso a due passi dalla città. L’osservazione logica conseguente ha riguardato la possibilità di far tornare nei villaggi tutti coloro che vivono nelle baraccopoli. Sicuramente per ‘loro’ sarebbe la soluzione migliore, ma non per l’amministrazione comunale della città, che specula sugli affitti delle baracche gestite da proprietari che ricordano molto i boss mafiosi. Purtroppo nei villaggi vige la disinformazione e le persone rimangono appese a speranze vane di emancipazione, proiettate nel cercar fortuna dove c’è ‘sviluppo’. All’interno di questo desolante scenario, l’ultimo giorno del Forum Sociale si è svolta una marcia a cui hanno partecipato ben pochi bianchi. Proprio quel giorno, sotto gli occhi di Martino e dei suoi compagni, è avvenuto un fatto di cui non si è fatto parola da tre mesi a questa parte. Quattro bambini sono stati uccisi dalla polizia intervenuta contro di loro per un tentato scippo nei confronti di tre donne statunitensi. Questi bambini sono stati uccisi per fare ‘bella figura’ nei confronti delle aspettative occidentali e per di più la marcia è stata deviata proprio per nascondere il delitto compiuto alla maggior parte della gente presente. Martino a scelto di non farne parola se non con chi conosce o con chi è stato all’incontro, per il semplice fatto che la sua voce e quella dei pochi altri testimoni, rimangono gocce nell’oceano della non – informazione.
A differenza di Nairobi, Cotonou (nel Benin) è apparsa agli occhi di Valeria come un “luogo democraticamente povero”, in cui non si riscontra l’intervento occidentale e dove non vi è il contrasto tra città e baraccopoli. Qui le persone sembrano vivere in quella che per noi è povertà mentre per loro risulta la normalità. Serge Latouche, uno dei relatori del seminario organizzato nella città, a questo proposito, ha proprio evidenziato la relatività delle situazioni facendo presente che “quando avranno bisogno del nostro aiuto, saranno loro a dircelo”. (Argomento questo dibattuto per la quasi totalità del soggiorno da coloro che hanno partecipato al corso.) Il seminario tenutosi a Cotonou in Febbraio e a cui ha partecipato Valeria è stato organizzato da Chiama l’Africa, CIPSI e Emmaus Italia con titolo ‘Africa: ricchezza povertà crescita decrescita’, ispirato al libro di Albert Tevoedjiré, uno dei relatori del corso, economista e sociologo beninese. Altri relatori del seminario sono stati Pasquale de Mauro, docente di Economia dello Sviluppo Umano a Roma, Moyse Mensah, Vice Presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e Latouche, storico del Pensiero Economico a Parigi. Durante la settimana Valeria e i partecipanti al corso hanno potuto visitare la zona e fare le proprie osservazioni riguardo la realtà in cui erano inseriti. Un aspetto importante è stato quello di constatare la pacifica convivenza tra le diverse confessioni religiose: per lo più animista, il Benin accoglie anche cristiani e musulmani.
In riferimento alla Giornata della Cooperazione tenutasi all’Università di Ferrara, sono state fatte osservazioni riguardo l’acqua e la sua gestione. Valeria ha potuto notare nel suo viaggio quanto fossero le donne ad occuparsi del trasporto e della raccolta dell’acqua col solo aiuto di grandi bacinelle e sotto gli occhi vigili degli uomini seduti sotto gli alberi. Martino ha invece fatto notare la contraddizione insita nell’uso di acqua in bottiglia al Forum Sociale Mondiale, nei confronti dei principi comuni ai partecipanti.
Margherita Malinconi, per Chiama l’Africa–Ferrara
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1 commento:
Che bello! Anche tu hai un blog!
Ma prima di tutto: ciao! come stai?
Secondo: grazie per aver pubblicato il mio articolo! ;-)
Terzo: ho letto solo oggi il tuo commento dopo averlo pubblicato oramai una settimana e più fa...
Cmq l'articolo era arrivato sul forum di africamica e si trovava effettivamente sul sito de LaRepubblica, ma non sul giornale, a quanto pare.
Sono d'accordo con te sul quel che dici e ti ringrazio per le tue delucidazioni, perchè non immaginavo potesse esserci anche qui lo zampino delle multinazionali...
Sai, quando ho letto questo articolo, essendo in Svezia, mi sono allarmata subito, perchè fuori da tutto e lontano da tutti, ho creduto fosse vero e che fosse una delle solite notizie messe in silezio dai media per nascondere l'Africa...
Chissà, bisognerebbe ricercarne meglio le fonti.
baci dall'Italia! (temporaneamente ;-)
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