Un World Social Forum tutto Africano
…peccato che facciamo fatica a capire l’Africa!
Si è concluso il 25 gennaio il 7° World Social Forum, che per la prima volta si è tenuto in un paese africano, il Kenya. La partecipazione è stata inferiore a quella delle precedenti edizioni, ma il dato rilevante del Forum è quello di essersi riunito in Africa. Ed ha avuto proprio ragione la nostra Viceministra Sentinelli quando ha detto che questo è un Forum Mondiale, ma soprattutto Africano.
Si, perché sono stati gli africani i protagonisti. Gli occidentali per una volta hanno dovuto abbandonare la parte del coccodrillo, quello dalla bocca grande e le orecchie piccole, per parlare di meno ed ascoltare di più. E come si poteva non ascoltare quella donna africana che, con un bimbo in spalla e un altro per la mano, dice che la privatizzazione dell’acqua non è solo una questione di antiliberismo ma è soprattutto una questione vitale.
A due passi da Kasarani, sede del Forum, c’è la periferia di Nairobi, quella delle baracche e degli slum. Kibera, Korogocho, Dandora: luoghi “pericolosi” in cui solo i partecipanti più curiosi si sono inoltrati. Luoghi in cui la resistenza dell’olfatto è messa a dura prova, perché fogna e spazzatura scorrono lungo canali a cielo aperto e attraversano tutte le stradine. E da queste stradine guardare più lontano, cercando un orizzonte, non è confortante, perché si scorgono solo discariche in cui la gente cerca qualcosa tra i rifiuti dei ricchi.
Eppure in questi luoghi maledetti si incontrano volti sorridenti e gioiosi, come quelli di due bambini che giocano con l’acqua putrida degli scarichi, non sapendo o non pensando che la loro speranza di vita è dieci anni. Certamente non ci pensano quei bambini dagli occhi assenti, che invece hanno scelto di giocare a sniffare la colla delle scarpe. Chi invece conosce bene la vita di questo posto e sembra avere speranza da vendere, sono ancora una volta le donne che, sedute agli angoli delle stradine con una pentola ed un pugno di carbone, si inventano tutti i giorni qualcosa da mangiare.
Ed allora a questo Social Forum è stata l’Africa che ha parlato e ha detto di non volere più compassione ed assistenza, ma comprensione e condivisione dal basso e con il basso. Forse questo messaggio non è arrivato alle orecchie di chi alloggiava negli alberghi della City e neanche a quelle di chi ha organizzato il concerto dei Sud Sound System nello slum di Dandora, ben pensando di separare con una rete il pubblico bianco da quello nero. Contraddizioni troppo grandi da perdonare quando dall’Africa abbiamo già altri conti da farci perdonare!
…peccato che facciamo fatica a capire l’Africa!
Si è concluso il 25 gennaio il 7° World Social Forum, che per la prima volta si è tenuto in un paese africano, il Kenya. La partecipazione è stata inferiore a quella delle precedenti edizioni, ma il dato rilevante del Forum è quello di essersi riunito in Africa. Ed ha avuto proprio ragione la nostra Viceministra Sentinelli quando ha detto che questo è un Forum Mondiale, ma soprattutto Africano.
Si, perché sono stati gli africani i protagonisti. Gli occidentali per una volta hanno dovuto abbandonare la parte del coccodrillo, quello dalla bocca grande e le orecchie piccole, per parlare di meno ed ascoltare di più. E come si poteva non ascoltare quella donna africana che, con un bimbo in spalla e un altro per la mano, dice che la privatizzazione dell’acqua non è solo una questione di antiliberismo ma è soprattutto una questione vitale.
A due passi da Kasarani, sede del Forum, c’è la periferia di Nairobi, quella delle baracche e degli slum. Kibera, Korogocho, Dandora: luoghi “pericolosi” in cui solo i partecipanti più curiosi si sono inoltrati. Luoghi in cui la resistenza dell’olfatto è messa a dura prova, perché fogna e spazzatura scorrono lungo canali a cielo aperto e attraversano tutte le stradine. E da queste stradine guardare più lontano, cercando un orizzonte, non è confortante, perché si scorgono solo discariche in cui la gente cerca qualcosa tra i rifiuti dei ricchi.
Eppure in questi luoghi maledetti si incontrano volti sorridenti e gioiosi, come quelli di due bambini che giocano con l’acqua putrida degli scarichi, non sapendo o non pensando che la loro speranza di vita è dieci anni. Certamente non ci pensano quei bambini dagli occhi assenti, che invece hanno scelto di giocare a sniffare la colla delle scarpe. Chi invece conosce bene la vita di questo posto e sembra avere speranza da vendere, sono ancora una volta le donne che, sedute agli angoli delle stradine con una pentola ed un pugno di carbone, si inventano tutti i giorni qualcosa da mangiare.
Ed allora a questo Social Forum è stata l’Africa che ha parlato e ha detto di non volere più compassione ed assistenza, ma comprensione e condivisione dal basso e con il basso. Forse questo messaggio non è arrivato alle orecchie di chi alloggiava negli alberghi della City e neanche a quelle di chi ha organizzato il concerto dei Sud Sound System nello slum di Dandora, ben pensando di separare con una rete il pubblico bianco da quello nero. Contraddizioni troppo grandi da perdonare quando dall’Africa abbiamo già altri conti da farci perdonare!
Martino Coppola